Che cosa sono le specie aliene?
Per specie aliena (alloctona o non endemica) s’intende una specie introdotta in un’area esterna al suo areale di distribuzione (presente o passato), dove si insedia creando popolazioni stabili. Il Mediterraneo, definito un “mare sotto assedio” in virtù delle numerose e frequenti invasioni biologiche registrate negli ultimi decenni (Galil, 2000; Boudouresque et al., 2005; Rilov & Galil, 2009), risulta essere, a livello mondiale, il mare che accoglie il maggiore numero di macrofite introdotte
(Zenetos et al., 2012).
L’introduzione di una specie aliena può essere dovuta a motivi naturali o legati all’uomo. Le attività antropiche, considerate la principale causa di introduzione di specie aliene, possono essere distinte in: introduzioni volontarie e introduzioni accidentali o involontarie. Per introduzione volontaria si intende l’introduzione deliberata di una specie, generalmente d’interesse commerciale (ad es. legata ad attività quali l’acquacoltura, la pesca, l’acquariofilia o la ricerca scientifica). Le introduzioni involontarie sono da ricondurre essenzialmente: alle acque di zavorra delle navi (ballast water), al fouling e all’apertura di canali artificiali, tra i quali ricordiamo in particolare il Canale di Suez (1869), che ha consentito l’ingresso in Mediterraneo a numerose specie aliene, definite “specie lessepsiane” dal nome dell’ingegnere Ferdinand Marie de Lesseps. Anche il global warming (riscaldamento globale), che si prevede faciliterà l’espansione verso nord di specie meridionali, potrà avere significativi effetti sulla introduzione e distribuzione di specie aliene.
Non tutte le specie introdotte, tuttavia, sono capaci di adattarsi e sopravvivere alle condizioni ecologiche dell’habitat ricevente. Perchè una specie introdotta possa espandersi nel nuovo habitat, deve essere in grado di dare origine a popolazioni stabili. Quando stabilizzazione e dispersione di una specie aliena rappresentano una minaccia per le comunità autoctone dal punto di vista ecologico, economico e sanitario, la specie introdotta viene definita invasiva.
Il successo di una specie aliena può dipendere da diversi fattori (Ribera & Boudouresque, 1995; Schaffelke et al., 2006), tra i quali ricordiamo: l’intensità del fenomeno (ad es. frequenza dei vettori), le caratteristiche abiotiche e biotiche dell’ambiente ricevente, le caratteristiche ecologiche e fisiologiche della specie introdotta (ad es. elevata capacità di dispersione, tollerabilità a condizioni ambientali estreme, variabilità genetica).
L’introduzione di specie aliene in ecosistemi marini può avere pesanti conseguenze a livello ecologico. All’interno del nuovo ambiente, le specie introdotte possono: sostituirsi alle specie indigene (come le specie chiave o “keystone”) (Boudouresque & Verlaque, 2002; Nyberg, 2007), causare la diminuzione della biodiversità (diversità di specie) e la perdita dell’integrità genetica per interfecondazione con gli organismi nativi, alterare la struttura dell’habitat. Tra le circa 1000 specie aliene presenti in Mediterraneo (Zenetos et al., 2012), alcune macroalghe invasive destano particolare preoccupazione in quanto capaci di modificare le caratteristiche fisiche e chimiche degli habitats invasi e di interferire con la biodiversità e con il funzionamento degli ecosistemi (Williams & Smith, 2007). Tra queste specie, hanno un peso importante le specie appartenenti al genere Caulerpa.
Le Caulerpe invasive
L’invasione di C. taxifolia e C. cylindracea, inclusa tra i “100 worst invaders” del Mediterraneo (Streftaris & Zenetos, 2006), ha certamente un significato particolare sia per l’estensione dell’area invasa che per gli effetti sulle comunità native. C. taxifolia è stata osservata per la prima volta nelle acque del Mediterraneo a pochi metri dall’acquario di Monaco nel 1984, da dove era stata accidentalmente rilasciata, mentre C. cylindracea è stata osservata per la prima volta in Mediterraneo lungo le coste della Libia nel 1990. Recentemente, è stata rinvenuta in Mediterraneo un’altra Caulerpa (in Turchia nel 2006 da Cevik et al., 2007; nella Sicilia sud orientale nel 2007, come Caulerpa distichophylla Sonder da Meinesz et al., 2010), identificata da Jongma et al. (2013) come C. taxifolia var. distichophylla (Sonder) Verlaque, Huisman et Procaccini, di recente introduzione dall’Australia meridionale dove è endemica.
Il successo di C. taxifolia e C. cylindracea è legato alla loro elevata capacità di riprodursi per via vegetativa e di dispersione (Meinesz et al., 1993; Piazzi et al., 1997). Entrambe colonizzano con successo differenti tipi di substrato (roccioso, mobile, misto) da o a 40 m di profondità (Boudouresque et al., 1995; Meinesz et al., 1995; Piazzi et al., 1997; Piazzi & Cinelli, 1999). Le due Caulerpe tendono a diventare dominanti nelle aree colonizzate, causando la regressione delle comunità native (Verlaque & Fritayre, 1994, Piazzi et al., 2001). In Mediterraneo sono capaci di colonizzare numerosi habitats, e tra questi anche le praterie a Posidonia oceanica (Linnaeus) De¬lile. Si è visto che le matte morte di P. oceanica, costituite da rizomi morti e sedimento, e le comunità a turf risultano essere più vulnerabili alla colonizzazione da parte di queste alghe rispetto alle canopy-forming alghe o alle praterie di P. oceanica in buon stato di salute (Ruitton et al., 2005; Bulleri et al., 2010, 2011; Katsanevakis et al., 2010).
Le Caulerpe, inoltre, producono metaboliti secondari, le caulerpenine, utilizzate per difendersi dai grazers e nella competizione con altre specie. Sebbene questi metaboliti rendano le Caulerpe non appetibili alla maggior parte dei grazers, alcuni taxa appartenenti a pesci, molluschi e ricci si nutrono di Caulerpe (Gianguzza et al., 2001, 2002; Ruitton et al., 2006; Azzurro et al., 2007; Klein & Verlaque, 2008). Tra questi troviamo ad es. i molluschi opistobranchi sacoglossi appartenenti ai generi Oxynoe e Elysia (Gianguzza et al., 2007). Si è visto, ad es., che Oxynoe riesce ad annullare la tossicità delle caulerpenine trasformandole in altre molecole che vengono utilizzate come deterrenti per i predatori (Gavagnin et al., 1994).
Il genere Caulerpa
Le Caulerpe (Ulvophyceae, Bryopsidales) sono alghe verdi sifonali caratterizzate dalla presenza di uno stolone strisciante dal quale partono inferiormente i rizoidi, che servono per ancorare il tallo al substrato, e superiormente gli assi eretti fotosintetici (filloidi o assimilatori) di forme diverse che possono portare ramuli laterali o pinnule. Nel filloide di Caulerpa cylindracea Sonder (precedentemente nota come Caulerpa racemosa var. cylindracea (Sonder) Verlaque, Huisman et Boudouresque) sono presenti, ad es., dei ramuli di aspetto vescicolare disposti radialmente o disticamente lungo l’asse, inoltre è presente un ingrossamento subito al di sopra del punto di attacco del filloide allo stolone. Il filloide di Caulerpa taxifolia (M. Vahl) C. Agardh è invece caratterizzato dalla presenza di pinnule disposte disticamente lungo l’asse.
Le Caulerpe presentano un ciclo riproduttivo monogenetico diplonte, caratterizzato da olocarpia. E’ infatti l’intero contenuto citoplasmatico delle cellule che da origine ai gameti. Una volta che i gameti vengono liberati simultaneamente, l’individuo muore. Il rilascio dei gameti è preceduto dalla comparsa di piccole papille sui filloidi (Hamel, 1930; Meinesz, 1973). Le Caulerpe si riproducono anche per via vegetativa, per frammentazione del tallo o per formazione di propaguli.
Obiettivi
In considerazione del profondo e a volte drammatico impatto dal punto di vista ecologico che alcune specie aliene hanno sugli ecosistemi marini, è necessario attuare idonei programmi di controllo e monitoraggio, in particolare nelle aree di valore naturalistico come Riserve e Aree Marine Protette (AMP). Poiché una dettagliata conoscenza della presenza delle specie invasive sul territorio è indispensabile ai fini della prevenzione, la raccolta di una base di dati sulla presenza e sull’invasività delle specie è fondamentale per la ricerca scientifica e per la definizione di strategie d’intervento. Il Progetto Partecipato “Caulerpa cylindracea”, a carattere scientifico-culturale, e che avrà la durata di due anni, consiste nella raccolta di dati sulla macroalga invasiva Caulerpa cylindracea Sonder (ex Caulerpa racemosa var. cylindracea), all’interno dell’AMP “Isole Egadi”. Grazie a questo Progetto sarà possibile seguire la diffusione di questa macroalga aliena all’interno dell’AMP “Isole Egadi”ed inoltre creare una banca dati su distribuzione e livelli di minaccia. Il Progetto si prefigge, inoltre, l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le categorie maggiormente interessate (pescatori, sportivi, diportisti,…), al problema delle invasioni biologiche attraverso una corretta informazione.
Per partecipare è sufficiente inviare e/o comunicare la segnalazione congiuntamente alle informazioni richieste utilizzando uno dei contatti sotto indicati. Si potranno anche inviare foto. Presso gli uffici dell’AMP sarà disponibile una scheda cartacea
Contatti e info
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